Babbucce
Sono nata negli anni ’60 vicino a Milano, tempi e luoghi in cui il nuovo materiale di elezione è la plastica ormai anche nella moda, nel design e nell’arte.
Il Politecnico, dove ho studiato architettura, diventa con questa occasione il polo del design e della libertà nella forma che fa girare la testa e riempire il mondo di un materiale difficile a smaltirsi.
Io però sono interessata al restauro, il mio campo di elezione, e in questi tempi col bisogno di ritorno alla natura, restauro le tecniche di lavorazione della lana qui a Creta.
Qui la lana è considerata uno scarto della pastorizia.
Mi trovo vicino a Chania, a Neo Chorio, nell’entroterra di Kalyves, un luogo adatto a una vacanza più vicina alla natura e ai suoi tempi di cui Creta ancora abbonda.
Riscopro le tecniche tradizionali, ma contemporaneamente svolgo una ricerca sulle nuove forme e funzioni che la lana grezza può prendere e assolvere.
Riscopro un lavoro che è quasi una meditazione in quanto lo scorrere del tempo è troppo veloce per assecondare i tempi lunghissimi della lavorazione.
Faccio così una vera esperienza filosofica della materia naturale.
È però la sintesi e la ricerca di oggetti appropriati al materiale a ottenere delle piccole e uniche opere d’arte e artigianato.
Questo mi rende fiera di potervi proporre oggi delle babbucce da lock-down e non solo.
A tutti piacciono questi piccoli capolavori, infatti essi non sono la celebrazione di colei che li ha prodotti, ma la celebrazione della solidarietà con chi ne fa uso e dell’amicizia possibile.
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